“Le nostre scelte sono proprio sempre le nostre?”

Ultimi post dal Blog

  • COM’E’ OGGI IL MARE.

    Com’è nebbioso oggi il mare
    e livido il tempo
    indifferente
    e grigio
    pesa
    su tetti, alberi, animi.

    Com’è lontano oggi il mare
    lontano
    dal sole
    dal caldo
    dall’estate
    rapita insieme alle vacanze.

    Com’è piccolo oggi il mare
    un lembo appena
    sfilacciato
    nella bruma
    del giorno
    che già
    vuol cedere il passo alla sera.

    Tosca Pagliari (2010)

  • Là dove nascono i sogni

    Là dove nascono i sogni
    c’è una nicchia tessuta
    di speranze,
    vi risuonano i sorrisi
    trascorsi
    e s’avverte già il brusio
    di quelli in arrivo.
    In questo cantuccio
    si attendono i respiri
    delle persone più care
    che recano fili preziosi
    per il canovaccio
    di gioia
    steso verso il domani.

    Tosca Pagliari (Capodanno 2010)

  • LA NOTTE

    Con grinfie di solitudine
    la notte nemica
    invade la stanza
    giganti ombre sui muri le paure
    si dilatano gli spazi della lontananza
    si disorienta la misura del tempo.

    Tosca Pagliari (2009)

  • Piove

    Piove
    una pioggerella fangosa
    piove
    sabbia rossa di deserto
    piove
    essenza d’Africa
    piove
    una goccia sul vetro
    vicino alla mia faccia
    come un bacio
    che arriva
    da lontano.

    Piove
    dai cieli dell’Africa
    fin qui
    come un viaggio di ritorno.

    Tosca Pagliari (2009)

  • CU C’ERA ‘NTA DDA NOTTI?

    Cu c’era a novembri ‘nta dda notti

    du millinovicentuvintottu

    assittatu ‘nto scuru

    a taliari l’uttimu muru

    da so casicedda svutata

    sutta supra nta na iurnata?

    Cu c’era?

    Ci n’erunu tanti

    nun poi sapiri quanti!

    Ma stannu quasi tutti durmennu cuntenti

    e sulu qualchi picciriddu di tannu

    su chiami magari ti senti

    e tu cunta, si a memoria non avi dannu,

    di comu a Mascali a genti

    si ritrovau di coppu senza nenti.

    E’ ‘n picciriddu assittatu

    supra ‘n carrettu stranghillato

    ca va e s’annaculìa cu scruscio di pignate,

    cu roti caricate

    e pari prontu a jettarisi di latu.

    E’ n’ picciruddu stralunatu

    di tutta dda russura

    ca s’ammogghia u so paisi

    a so casa , l’uttimo muru iancu

    ddu muro unni iucare accantu,

    cu facci di carusi tosticeddi

    e chi sacchette chieni, o iocu di funneddi.

    Chi preiu dda nuttata!

    A ramminsata

    ‘n mastru di festa ‘mprussisatu

    ordinau di sparari bummi

    ma era ammucciatu

    cu sapi unni.

    Tra ciauru di suffuru,

    tutta dda lustrura ca t’assicuta,

    ‘mpastannu abberi e petri

    no é a lava

    a picca metri

    ma ‘n prodigiu, n’ incantu….

    ma picchì a matri avi occhi di chiantu

    e vuci di prijera afflitta?

    Picchì u patri cu vucca d’infernu

    santìa ca testa scuntennu

    e n’ti manu impagghiazzìa a burritta?

    No sapi a ddu tempu a menti nnuccenti,

    a vucca cu denti di latti ridi spalancata.

    Ora u sapi a menti d’u vecchiu sapienti

    E na lacrima cala lenta e cocenti

    supra a faccia du tempu riccamata.

    2008

    La traduco per i non parlanti siciliano

    Chi c’era quella notte?

    Chi c’era quella notte

    del Millenovecentoventotto

    seduto nell’oscurità

    a guardare l’ultimo muro

    della sua casetta svuotata

    sotto sopra in una giornata?

    Chi c’era?

    C’erano in tanti

    non puoi sapere quanti!

    Ma stanno tutti dormendo contenti

    e solo qualche bambino d’allora

    se lo chiami ti sente

    e ti racconta, se la memoria non gli fa difetto,

    di come a Mascali la gente

    si ritrovò di colpo senza niente.

    E’ un bambino seduto

    sopra un carretto sgangherato

    che va dondolandosi con rumore di pentole

    su ruote sovraccariche

    e sembra pronto a rovesciarsi.

    E’ un bambino meravigliato

    di tutto quel rossore

    che avvolge il suo paese,

    la sua casa, l’ultimo muro bianco

    quel muro dove giocare accanto,

    con facce di ragazzini monelli

    e dalle tasche piene, al gioco dei fondelli*.

    Che piacere quella nottata!

    All’insaputa, un mastro di festa improvvisato

    ordinò di far scoppiare i mortaretti

    ma era nascosto

    chissà dove.

    Tra odore di zolfo,

    tutto quel chiarore che ti rincorre,

    impastando alberi e pietre,

    non è la lava

    a pochi metri,

    ma un prodigio, un incanto…

    ma perché la madre ha occhi di pianto

    e voce di preghiera afflitta?

    Perché il padre con bocca d’inferno

    bestemmia scuotendo la testa

    e tra le mani sgualcisce il berretto?

    Non lo sa a quel tempo la mente innocente

    la bocca con denti da latte ride spalancata.

    Ora lo sa la mente del vecchio sapiente

    e una lacrima scorre lenta e cocente

    sulla faccia ricamata dal tempo.

    *FUNNEDDI: Gioco tipico dei bambini di quel tempo per il quale utilizzavano dei bottoni. Il gioco stimolava attività creative e destrezza di stima e di calcolo. Tutti i bottoni avevano un valore, ma non lo stesso. Il minor valore l’aveva il bottone da camicia, mentre un grosso bottone da cappotto era il più quotato. Si tracciava un quadrato per terra scomposto in quattro quadrati più piccoli, delle regole ben precise stabilivano punteggi e priorità a secondo di dove finivano i bottoni in rapporto ai quadratini.

    Con questa poesia s’intende ricordare la colata lavica del vulcano Etna, nel novembre del 1928, che distrusse interamente il paese di Mascali, il quale venne poi riscostruito più in basso verso il mare.

  • C’è il libro

    C’è il libro

    della preghiera
    del canto
    del destino
    della magia
    della meraviglia
    del ricordo
    della fantasia
    del viaggio
    del sapere
    dell’arte
    del canto
    del riso
    e del pianto.
    C’è un libro per dire
    e un cuore
    e una mente
    per ascoltare.
    C’è una pagina aperta
    una pagina chiusa
    una pagina piegata
    una pagina sottolineata
    una pagina scarabocchiata
    una pagina strappata.
    Tra una pagina c’è un fiore appassito
    una cartolina
    un biglietto
    una fotografia
    un capello
    un’impronta
    un segnalibro speciale
    messo per caso o per intenzione.
    C’è una frase che ti segue
    un’altra che ti consola
    una che ti fa compagnia
    un’altra ancora che pretende
    di riassumere ogni verità,
    ma infine rimane sospesa
    a quel punto di domanda
    che ti spinge verso un nuovo libro
    e un libro ancora
    e sai sempre che non basterà.

    Tosca Pagliari (2008)

  • Le mamme del nuovo millennio

    Le mamme del nuovo millennio

    col pancione fecondo

    trofeo che sbuca fuori dai jeans.

    Le mamme-regista di crescita

    con la videocamera digitale

    e le foto dei pargoli sui DVD.

    Le mamme in carriera

    a dirigere nonne e baby sitter.

    Le mamme-autista

    che accompagnano a scuola

    e di qua e di là

    e su e giù,

    sognando d’allevare futuri campioni

    di sport, musica, danza

    o chissà che.

    Le mamme bellissime

    che non imbiancano mai,

    coi capelli dai colori di fiamma

    e i colpi di sole che illuminano il viso.

    Le mamme modelle

    tra dieta e palestre

    col pearcing e il tatoo.

    Le mamme alla moda

    abbigliate come la loro prole.

    Le mamme che sembrano sorelle maggiori

    e non perdono il ruolo di figlie

    di altre madri eternamente splendenti.

    Le mamme con il cellulare

    che messaggiano le raccomandazioni

    e aspettano uno squillo

    per non stare in pensiero.

    Le mamme davanti al computer

    che cercano consigli navigando su Internet.

    Le mamme stanche

    che si consolano

    chattando con le amiche.

    Le mamme coi sensi di colpa

    del tempo che manca

    ed esige la corsa allo shopping

    ai vestiti di marca

    alle figurine introvabili

    agli ultimi videogiochi

    per un figlio che chiede

    per un mondo che chiede

    e niente sembra bastare,

    ma tutto corre sempre più in fretta

    e quel che si cerca esige il “subito”.

    Le mamme sole

    per scelta o per circostanza.

    Le mamme con le famiglie distrutte

    con le famiglie rifatte

    con le famiglie allargate.

    Le mamme felici o affrante

    con tutti i figli rimescolati.

    Tutte voi madri del nuovo millennio

    sappiate che nessuno è perfetto

    tanto meno una donna

    anche se diventa mamma,

    ma non ve ne rammaricate

    e sorridete ai vostri figli.

    A tutte quante,

    nel giorno della vostra festa,

    nè fiori nè profumi nè rossetti,

    ma solo un applauso

    un applauso intenso

    che scrosci e risuoni

    per il mondo intero

    perchè essere madri nel nuovo millennio

    è davvero un impegno

    Tosca Pagliari ( Maggio 2007)

  • Ad una bambina

    Piccola Fatima
    dalla lunga leggera gonnella
    sulla calzamaglia di lana.
    Piccola Fatima
    dalla grossa treccia
    di fili di seta di nero lucente.
    Piccola Fatima
    che incedi come una regina
    nella fila scomposta
    tra tute e jeans di marca.
    Mesta e dignitosa
    il sorriso triste
    gli occhi scuri assorti
    profonda malinconia
    d’una calda terra lontana
    nella nebbiosa mattina lombarda.
    Piccola Fatima
    le braccia incrociate sul banco
    la testa reclina
    il silenzioso pianto
    solenne affranta nostalgia.
    Terra straniera
    clima straniero
    parole straniere
    mensa straniera
    compagni stranieri
    insegnanti stranieri.
    – Fatima perchè piangi?-
    E tu che già impari l’italiano
    – Male la testa-
    Male al cuore Fatima
    al cuore!
    Lo avverto
    ma non te lo dico
    rispetto il nobile pudore
    del tuo dolore.
    Ci guardiamo
    in silenzio comunichiamo.
    Una carezza sul capo
    e nel linguaggio universale
    ci comprendiamo.
    Impari sempre di più
    sempre più in fretta.
    Impari tutto di noi:
    la lingua, le usanze, gli atteggiamenti
    eppure mantieni il tuo stile.
    Alunna attenta e ordinata
    assorbi assennata
    la nostra cultura
    cerchi di attecchire
    delicata e tenace pianticella esotica.
    E ce la farai, lo so, lo sento.
    Io no, io riparto
    torno in quella mia soleggiata terra del sud
    che si affaccia sulla tua.
    Ti lascio un po’ più allegra
    più disinvolta
    con tanti nuovi amici
    con gli scarponi da neve
    e negli occhi ancora un debole riverbero
    di corse scalze sulla sabbia tunisina.
    Ti lascio e di te mi resta solo il tuo nome:
    Fatima.
    E soltanto adesso mi chiedo
    che gusto ha il tuo cibo
    che raccontano le tue canzoni
    qual è il ritmo dei tuoi balli
    come ti consola il tuo Dio
    che suono ha “ciao” nella tua lingua
    e “sole”, “vento”, “tristezza”, “felicità”?
    Troppo presa ad insegnarti di noi
    ho perso l’occasione d’imparare di te.
    Addio piccola Fatima
    o forse arrivederci
    chissà…
    Ma spero
    spero tanto
    che camminando nel nostro mondo
    ti rimanga memoria anche del tuo
    e che tu possa scoprire
    in un gesto, una musica, uno sguardo, un colore
    quella verità che tutti ci accomuna.
    Tosca Pagliari (1999)

  • Che ti dice un libro?

    Tra le pagine di ogni libro c’è una mente che comunica ad altre menti. La mente che riceve rielabora i concetti, rivive il tutto dalla sua dimensione.

    C’è chi ha detto che “leggere un libro è come riscriverlo“.

    Soprattutto certe frasi diventano indelebili spalancando nuovi orizzonti, invitando a riflessioni, rivalutando situazioni.

    Partire dalle frasi più significative, farne una raccolta collettiva per scambiare idee e opinioni potrebbe essere piacevole. Che ne dite?

    Comincio da qualche frase del libro che attualmente sto leggendo “Prendimi con te – vita avventurosa di un libro giramondo” . Questa ad esempio potrebbe fare al caso nostro: “Amo le conversazioni notturne quando non sono guidate dall’unica preoccupazione di ammazzare il tempo, quelle in cui non ci si ripete, in cui s’inventa e nel “fuoco della discussione”, si scoprono nuove cose sugli altri e su se stessi”.

  • Poeticamente approdati

    Vagando tra i flussi del web sono approdate poesie bellissime sull’isola del mio blog. Sono l’eco spirituale di Daniela L.R., Natale Maugeri, Raffaele Russo, Rita Di Vincenzo e Dino Borcas. Si trovano sparpagliate tra le varie pagine dei diversi articoli e ho deciso di rimetterle insieme.

    (more…)