Vagando tra i flussi del web sono approdate poesie bellissime sull’isola del mio blog. Sono l’eco spirituale di Daniela L.R., Natale Maugeri, Raffaele Russo, Rita Di Vincenzo e Dino Borcas. Si trovano sparpagliate tra le varie pagine dei diversi articoli e ho deciso di rimetterle insieme.
DANIELA L.R.
A Tosca
In una monotona serata
da questa virtuale ragnatela imprigionata
in un bel blog sono per caso capitata.
Era una serata piuttosto fosca
quando ho conosciuto la scrittrice di nome Tosca
e senza perdere un sol momento
scrivo anch’io nel suo blog
senza alcun ripensamento.
La bella famiglia diventa ogni giorno più grande
ospita scrittori, poeti e qualche modesta insegnante
che sfoga nel blog senza timore
ogni suo gelmineo malumore!!!
Un plauso a Tosca,
brava, allegra e immediata
… che questa allegra famiglia da te creata
possa ispirarti per un’altra letteraria trovata!!!
Cchi tirribbili nuttata…
Fu ‘ppi ddaveru ‘na ranni brutta nuttata
‘dda scossa ‘ì tirrimotu accussì inaspittata!
Fu comu ‘na longa pinnillata
di culuri niuru
ca casi, chiesi cu ‘dda si forti annacata
cancillau n’ta dda tirribbili nuttata.
Tutti chianciunu ‘ppi ddi puvireddi morti
e tutti i beni distrutti
ma ammenzu a tuttu ddu ‘ran duluri
Gabriella nasciu supra n’autombulanza
a manu d’un sulu dutturi…
Ma a vita cuntinua,
tra gioia e dispiaciri
e nuautri chi putemu diri?
Na rivulgemu ‘o Signuruzzu
e dicemu ‘na prijera
‘ppi sta sfurtunata
(Che terribile nottata)
(Fu davvero una grande brutta nottata quella scossa di terremoto così inaspettata! Fu come una lunga pennellata di colore nero, che case, chiese con quella sì forte scossa cancellò nella terribile nottata. Tutti piangono per quei poveretti morti e per i beni distrutti ma in mezzo a tutto quel gran dolore Gabriella nacque sopra un’ambulanza per mano di un solo dottore… Ma la vita continua tra gioie e dispiaceri e noi altri cosa possiamo fare? Ci rivolgiamo al Signore e recitamo una preghiera per questa gente sfortunata.)
” DIVERSO”
“Diverso”
è una parola
ma ancora non un verso.
“Diverso”
non cambiare mai
la tua idea, il tuo sogno,il tuo pensiero non fermarti, sii te stesso e vanne fiero!
La tua bontà e la tua intelligenza
abbatteranno il muro dell’indifferenza!
La diversità
è la tua bellezza, la tua eleganza interiore che non ti fa mai sentire un essere superiore.
E’ nata con te la dolcezza
e la gioia di donare
la tua DIVERSITA’ è la tua grandezza!
La gioia che tu hai,
la voglia tua di vivere
colmerà di speranza
chi, per te, ha abbandonato
stupide gioie effimere.
I sorrisi, il cuore, gli occhi
di chi ti sta accanto
riempirai di speranza
senza fartene un vanto.
Diverso
si è nella propria
grandezza spirituale
capace di amore e perdono
Mamma
“Mamma”, la prima parola
dai bimbi sussurrata,
per indicare te, dolce e adorata.
Mamma, in ogni momento
ti chiediamo aiuto , e tu
non ci lasci nemmeno
per un minuto.
E’ immenso il tuo amore,
ed ogni figlio tu porti
nel tuo grande cuore.
Mamma, il dono della vita
che ci hai dato, non potrà
mai essere del tutto ripagato.
Mamma, amo il tuo dolce sorriso
e la tua insuperabile allegria,
che scaccia subito la mia malinconia.
Mamma, ti stringo forte al mio cuore
per raccontarti il mio grande amore.
Daniela L.R.
P.S. Dedicata alla mia impareggiabile mamma Maria.
senza eguali!
NATALE MAUGERI
Lo specchio del tempo
Un riflesso
spartisce e ricompone
le miserie umane.
La solitudine
dell’essere soli
nel reciproco vagabondare
in un mondo illuso
e palliativo di sè stesso.
…Slogan isolati
e urlati da mille e mille voci
rassegnati alla fame,
non reagiscono più.
Luna
Quante volte
come un amante
cedo al tramonto
nel profondo oblio
dei tuoi riflessi.
Non può la vita
Il rumore
di un alito d’amore
termina in un cestello sporco.
Il tempo corre
e ti accarezza:
ma fin quando?
Il rumore di mille passi
traveste tutto:cancella.
Ma non può la vita
travestire il mondo,
dove un sorriso
ha il valore
solo nell’attesa
che tutto cambi.
Dondolando arriva una foglia,
è stecchita,
passata nel tempo.
s’adagia su un brandello
e mormora qualcosa,
qualcosa che ha già vissuto.
La prende in mano,
la lascia passare
sul sorriso delle sue labbra,
apre un portafoglio di cartone
e la conserva.
Solo i battiti
del suo cuore
gli dà fremiti.
Ma non può la vita
cancellare il sorriso.
Arriva un tempo tempestoso,
e il marciapiede si placa: tace.
I rufoli del vento
penetrano nei vestiti laceri
e si attorciglia, soffre, piange.
Non può pagare,
non ha niente da dare;
ma può dire!
Può dire,”Amo la vita”.
Una mano tremante,
s’affaccia
da una tasca bucata,
le dita sono contorte,
trapassate dai reumatismi tremano.
Riprende la foglia
e le ridà la vita,
la fa volare
dove lui non può andare.
La guarda all’orizzonte
fin dove arriva il suo sguardo,
rimette la mano in tasca
e si stringe.
Domani, forse, sarà una bella giornata;
ma arriverà in lui
il solito rumore.
Ma non può la vita aggrapparsi a lui
per dimostrare al mondo il nostro egoismo.
Non può la vita.
…Non può.
Come l’eroe…
Uno sparo si infranse
nel cielo tiepido d’un mattino.
Nel silenzio tacque:
ma lui rantolò
màdido e pieno di sangue.
Aveva sete,
mal di testa;
tentò di rialzarsi
ma si lasciò ricadere sull’erba.
Si sentì agitato,
aveva voglia di rintanarsi,
ma la sua vita
pareva ritirarsi da lui.
Sorrise,
come l’eroe
che torna ferito,
si asciugò
il sangue coagulato
e sentì il dolore
di mani violente
che infrangevano la sua vita.
Guardò in alto,
ma una stilla di sangue
gli coprì l’orizzonte.
Qualcosa dentro ancora gli parlava,
ma tutta quella bellezza ormai
era inutile.
Amazzonia
Uniti nel silenzio
allungati dalla resa dell’aurora
esili lembi di vita
ancora acerbi
giacevano ritorti e scheletriti
sui detriti sabbiosi.
Morsicati dalla marea,
sorvegliati
da elusivi rigagnoli di vita,
percorrevano
quel correre
da sempre smorzato,
dove l’ignoto e l’imperturbabile
diventano vita.
Amina
La tua vita impigliata
ora sta volando.
Oggi è festa,
finalmente insieme
dalla stessa parte.
Nel tuo colore
Nel tuo colore
i fruscii dell’acqua
i silenzi mistici;
la pace.
Nel tuo colore
un altro domani
un altro dipinto
un’altra vita.
L’amore
Correre verso la vita,
accarezzando
l’espressione dei tuoi occhi.
Nel tuo colore
Nel tuo colore
i fruscii dell’acqua
i silenzi mistici;
la pace.
Nel tuo colore
un altro domani
un altro dipinto
un’altra vita.
Nel tuo colore
l’Amore…
di un nuovo istante
di abbondanza di vita verso di me.
Una ninfea
Una ninfea
che si apre,
deve per forza
accarezzare l’acqua.
Un mio pensiero
che si schiude,
deve per forza
accarezzare la tua anima.
Marciapiedi
Ho visto
un uomo
tramare timori
sul ciglio d’un marciapiede.
Respirava i fruscii della gente
mormorando
storie passate;
ma di lui nessuno sapeva niente.
E fu quel giorno
che affranto
mi chinai ad ascoltare
le vie deserte
della solitudine.
Il muro
Solo i miei passi
si alzano dal silenzio.
In un angolo
la droga sta scegliendo un’altra vittima.
Lei sorride.
Ma no!Non è sorriso:è dolore.
Irrigidisce le mani umide,
non parla.
Il muro l’avvolge
silenzioso e imperturbabile,
solo un gesto con la testa.
Di fronte c’era ancora scelta,
ma lei,pellegrina
del nostro tempo,
alzò i passi verso l’infinito.
Anche lei c’era cascata
adescata senza scrupoli,
ma era una ragazza diversa
da quella che il “Mondo”,
credeva di conoscere tanto bene.
Deserto
I miei pensieri
sono file di cammelli
carichi di speranze
come carovane dirette alla Mecca.
La mia anima attraverso i suoi territori
cerca strade reali,
ma tempeste di sabbia
spazzano tutto.
Dell’oasi che per secoli
sono state stazioni di sosta,
restano solo le testimonianze.
Deserto!
Confini inanimati
che come nomadi
cambiano posizione
per catturare i resti del buio,
perchè il sole
non sciolga le loro ali.
Una mamma s’arrende
Un sorriso
cade nell’alba che nasce,
dov’è celato
il pianto d’un bimbo
che muore alla resa della sua mamma.
a sera
La sera
il desiderio d’amore
strazia la mia anima.
La sera
è solo per te,
straordinaria sensazione.
Libertà
Il silenzio
tra gesti dimendicati
sulle piaghe,
oltrepassa la tua cella.
Dentro gli occhi
la fatica insoddisfatta;
e l’atrio
che dura una vita.
Ti avevano detto
che eri importante,
tanto quando i colori della vita.
Ma tu li istruivi, li mettevi in guardia.
Non facevi domande,
ma davi solo risposte
rubate alla tua vita,
pallida e cicatrizzata.
Poi un cortile
un’aria fredda
e piccoli grandi astuti
figli del potere.
Possiamo sperare
Seduta in silenzio
guardi nel vuoto,
dove tutto sembra fuggire lontano;
dileguarsi nell’etere.
Calcinacci
somigliano a vecchi solitari,
dagli occhi tristi,
ma so
che ancora possiamo sperare.
AIDS
E’li,
con l’amore in mano,
sola;isolata.
Da due anni
ha lasciato il futuro.
Ha un’unica compagnia:l’AIDS.
Piange con l’ultima flebo,
ormai parlano le ultime gocce,
si sentono anche sussurri.
Amare è anche morire.
Al confine della vita
Esistenze nude
vagano ai confini della vita.
Vagano verso l’ignoto
senza lasciarsi vincere
per custodire una verità
prigioniera del loro essere.
Vagano insieme
obbligati alla morte
per non tradire se stessi.
Da un albero che soffre
si stacca l’ultima foglia;
anch’essa è stanca
e insieme oscillano come vecchi timonieri.
Ora sono struttura,
strisce di realtà
che si confondono col passato.
Da una fessura
vedono passare un uomo
che cammina senza fretta,
lo vedono inginocchiarsi
e fare il segno della croce
con la morte nel cuore.
Il vagabondo
Amava la vita,
con momenti pressocchè immutabili.
Amava l’uomo,
ma aveva paura del mondo
agli occhi della gente.
Erano vicini;
ma era un mondo
ormai irreversibile,
amava la vita
anzichè difenderla.
Ascoltava invecchiando
il ritmo invalicabile dei giorni.
Ma per lui
era un lusso restare in vita
e come i vecchi “faraoni”
chinò il capo
per vivere dopo la morte.
RAFFAELE RUSSO
Ultimo papavero.
Vedo in un campo un fiore languente
che tra le stoppie arse e pungenti
si leva esile, sospiro estremo
di una stagione che non c’è più.
Ora, staccato dal suo fragile stelo,
sulla mia mano l’osservo pietoso
mentre rivivo il bel tempo passato,
la primavera che non c’è più.
Quanti ne vidi di quei rossi fiori
allor che in festa la natura era!
Non mi fermai ad ammirarli allora
e or mi dolgo che non sono più.
(Estate 1964)
Meraviglioso fiore di primavera,
desiderio che s’annuncia sulla gemma
e la dilata in esplosione di vita
grido di colore alla natura immensa.
Se non sfiorissi non saresti che
un piccolo cartoccio di plastica,
non biodegradabile.
Forse monnezza.
In questa notte ventosa
le stelle sembrano luci di barche,
miriadi di luci di una fantastica flotta
all’ancora in un golfo immenso.
Ti aspetteresti di vedere salpare al largo
questo infinito naviglio scintillante,
ma l’orizzonte dov’è nell’oceano notturno?
Dove sono le spiagge oltremare?
Come sarà l’aurora ai confini del cosmo?
In questa notte ventosa
rimango a guardare, e il cuore
si dilata come vela che prende il largo.
Il vento ha percorso la notte
come una mandria di bufali oscuri,
ininterrottamente.
Ha parlato con voci sibilanti, strane,
scuotendo imposte, piegando fronde
tra cigolii di rami e di lamiere.
La luce dell’aurora è apparsa stanca
come uno sbadiglio, e ancora
sembrava rigirarsi nelle coltri
la luce imbambolata dell’alba.
E ora piove.
Filamenti sottili
rigano l’aria di Marzo, magicamente
di suggestioni autunnali.
Il cielo grigio accumula nembi riapparsi
dagli anfratti dei ricordi.
Stupefatte, smarrite,
sorprese da lacrime copiose
si piegano le viole
e domandano il sole.
Ci sono giorni in primavera
distesi come su un grigio lenzuolo
buttato là nel cielo tra pieghe di nuvole
indifferenti passaggi, occhi spenti
e attonito silenzio.
Ci sono fiori tra le pagine di un libro o di un quaderno
ai quali si ritorna con il tumulto del cuore e dell’anima
come se fossero tutt’altro che secchi e schiacciati
dalla morsa crudele del tempo.
http://www.raffaelerusso.it/Miscellanea/Nuove_poesie.html
GIOVEDI’ SANTO
Lascia che oggi resti desto il cuore
e con la mente vegli la coscienza,
mentre risuona ancora quel fragore
di terre torturate con violenza.
Qualcuno chiede: “Dove sei Signore?”
Qualcuno vive nell’indifferenza.
Qualcuno va e rapina senza onore,
come rapace nella sua insolenza.
Tanti si fanno palchi di parole
e stanno come attori sulla scena,
cogliendo l’occasione per venire
a disquisir di quanto ci si duole.
Ma c’è un’umanità in tale arena
che nel soccorso vuole intervenire.
GIORNO DI SOLE
I miei occhi si tuffano
nel mare come al mattino
i voli dei gabbiani.
Scintilla l’onda sul golfo
e Capri laggiù mi parla,
m’interroga, mi chiede
di te, Zia Tita.
E io non so. Confuso,
dalla terrazza Mergellina,
le palme, il porticciolo
mi dicono: “Nulla è cambiato.
‘O sole è sempre ‘o stesso.
‘O core vive e nun tramonta maje”.
Ora m’illumino. Respiro
l’aria fina del parco, al Belvedere.
A te sorrido e penso:
“E’ ‘o vero!”
Al mio paese natale,
terra materna
dov’è parte dell’intreccio
delle mie radici.
Alle sue colline, ai calanchi,
ai fiumi e torrenti,
ai cieli di ogni stagione
che sempre si rinnova.
Alle sue antiche e taciturne mura,
alla sua sottile, sempre presente
e inimitabile magia.
COM’E’ “DIVERSA” LA GIORNATA,OGGI!
Piove.Come d’autunno
il cielo pesa piombo di nubi
sulla bilancia del tempo
che ora gronda di pianto
insistente, inconsolabile.
Rimane immobile il cuore
e guarda l’acqua che scende
sulle siepi, sugli aceri,
sulle foglie nuove di quercia,
come quel merlo, stupito,
acquattato tra i rami del bosso,
in attesa del sole,
sotto l’ombrello verde
di ombre amiche.
COME UN PRESAGIO…
Sembra che il tempo voglia volgere al meglio.
C’è bisogno di sole.
La natura vuole distendersi al calore dei raggi
come i bagnanti sulla spiaggia dorata
dopo una prolungata immersione
nelle onde del mare.
L’ho sentito gridare dalle rondini, stamane.
Come un presagio.
TEMPORALE
Limpida sera di maggio
nel tuo azzurro vedevo
palpitare ricordi d’estate.
Rapito nei voli delle rondini
dimenticavo il peso del vivere,
feroce presagio che esangue
regala la mano del tempo.
Ma la notte ha inghiottito la luna
gettando una coltre ululante
sullo sguardo incredulo della terra.
In un attimo scagliando schiaffi
la pioggia è giunta, obliqua e buia.
Chiudendo le finestre,
ai lampi ho chiuso gli occhi,
al turbamento il cuore.
ILLUMINAZIONE
Buongiorno, Ideale!
Ti risvegli all’alba
e con occhi annebbiati
cerchi il sole per definirlo
nella sua maestà, e mestamente
lo vedi distante, irraggiunto.
Quanto più santa e saggia
senza saperlo è quella mosca
che beatamente si liscia le ali
sul filo d’erba, splendida
gemma di luce nel raggio
del nuovo giorno.
IL SOGNO
Sognare come nuotare.
Lasciare la riviera al tramonto
e attraversare il mare.
E al largo vedere allontanarsi
di sera le luci della costa
in un cielo già pieno di luna.
Sognare come nuotare.
Sentire sul viso gli spruzzi
dell’onda notturna e nel cuore
il desiderio di un luogo
al di là del mare, una spiaggia,
un paese sconosciuto, o forse
stranamente familiare.
IL LIBRO
Nel labirinto dei sogni
io cerco un libro.
Un volume sconosciuto
e insieme familiare.
Quando lo vedrò tra i tanti,
là, sugli scaffali sconfinati
della biblioteca della vita,
lo riconoscerò. E’ certo.
Tra le dita ne saggerò la pelle,
ne studierò l’inimitabile sentore,
i polpastrelli sfioreranno pagine
riconosciute come un viso amato
e gli occhi ritroveranno luce
decifrando antichi inchiostri,
voci viventi racchiuse negli scrigni
di tipografiche alchimie.
Là, nell’infinito, atemporale spazio
di una biblioteca, mi attende un libro.
E io lo sto cercando.
UN’ AIUOLA
Vorrei un’aiuola.
Solo una piccola aiuola
fiorita ancora di sogni,
di attese in boccio,
di colori non sbiaditi
dai raggi implacabili del tempo.
Vorrei un’aiuola, una piccola aiuola
che aprisse i cancelli sui viali
di un giardino infinito.
Là certo ti ritroverei
sotto l’ombra dei lecci,
nelle danze lucenti
di una farfalla.
PRIMO MATTINO
Mi sfiora il cuore
questa brezza gentile
e nelle foglie nuove
freme l’antica quercia.
Trattenendo stupita
il respiro degli anni
in un mattino di sole
s’affaccia di nuovo
sull’arcano del tempo.
ULTIMA LUNA DI MAGGIO
Ultima luna di maggio,
falce librante, un sorriso
distratto concedi, lampada
fatua, alle braccia protese
dell’abete. All’imbrunire
tu accendi illusioni.
SERENATA DOLENTE
Accanto a te
il mondo sembra vuoto.
Scialbi i colori
si fanno al tuo passaggio.
Tu che l’omaggio ambisci
e l’attenzione e il plauso
passi con vacuo sguardo
sublime indifferenza.
Se tu sei stella
di certo sei compagna
di un solitario navigante
e in mare ti fai bella
per indicar te stessa
non tanto a lui la via.
Glaciale meraviglia
un giorno ti vedrai
non più unica a rara.
Ti disferai come neve
RITA DI VINCENZO
” Argine,
che spezzato vibri a notte…
tranello al cuore
che, sbocciato in pianto,
fa l’ultima corsa accecato..
Io libellula di cielo..
Io libellula di stagno…
foglia di quercia,
frinito acerbo…
Sbriciolii di sole,
mentre erbe soffocanti d’inedia
muoiono pallide…
Nuovi pulviscoli di luce
in sfolgoranti colonne
di sospiri quieti
e rassegnati…
Torna l’età a verdeggiare
avida di calore,
mentre nodi scorsoi di follie
s’agitano al vento
come altalene.
Tutto è rapace
Nell’abisso profondo
di finta quiete, io penso..
Ombre profilate di vetri
taglienti navigano ad intervalli
e poi sordo mormorio
dalle gole di un ruscello
vibra;
Bianca colomba..
bianco essere schizzato
d’inchiostro serpentino.
Tutto è rapace..profondo,
di un male che spezza..
mentre cristalli densi di vita
si raffreddano all’aria….
Alla notte
Zagara notturna,
in ebbri veli ti culli
eccitando la notte.
Solo il battito del silenzio
mentre s’incendia un’altra alba.
Amare,
io sono così…
prego per la luna che si torce,
violento il vento
che impazzisce di nuvole
e corro con l’anima sospesa.
E poi,
quando tutto si trasforma
in pianto,
un marciapiedi su cui dormire
coprendomi con
migliaia di stelle.
La mia poesia
Nasce così,
senza sbocciare di pollini,
nasce così dal cuore…o chissà da cosa…
Io me ne sto qui,
e rido e piango insieme alle parole,
da sola o in compagnia…cosa importa…
L’aria ha un gemito di pianto
e freme sotto quel ponte il gregge
di cupi cirri.
Uno squacio di stelle che si chiude di nebbia,
si stroncano i rami dell’essere e il vento sussulta
sulle imbrunite cime
bisbigliando al crepuscolo.
Volgo gli occhi alla mia Etna
e laggiù le iridi incontrano il mare
cangiante di luci..
L’aria scuote il suo pulviscolo d’oro….
nasce così la mia poesia.
“Ancora corro
per deserti,
sabbia d’oro
sotto i miei passi.
Ho visto tramonti
di cieli infuocati
e lassù…grappoli di
stelle chiacchierine”.
Perchè mai l’aurora dolcissima
si contorce in brevi spasimi di luce
e offre l’oro dei suoi capelli
al giorno…
Le stelle hanno già sciolto le loro trecce
e perle vivide di rugiada
bagnano il ventre della terra.
Il mattino intona la sua risata
mentre le foglie fresche di pioggia
respirano regolari.
E’ il vento che trema,
che vibra le ciglia dell’alba
nei primi lumeggiari di sole.
Ancora sera…
i fiori scivolano
nel colore della notte
e nel mondo,
di un solo colore,
solo il suono del vento…
Laggiù il promontorio
morde l’azzurro cupo
del mare…qualche lacrima
cade dal cielo e attraversa il buio.
Pittore improvvisato
di rapidi schizzi…
mi sono fermata
ai confini del mare
seguendo le orme dei gabbiani
mentre il cuore rotolava
negli abissi….
Piove,
e lo sguardo che spazia fuori
si bagna di
attimi d’argento
mentre scorre i profili
dei monti innevati….
la musica arriva dal cielo
e si stempera nel mare o nei prati
in deliziose assonanze…
Poi la sera
si adagia sul mondo
e mentre chiude il sipario..
accende le luci dei sogni……
LIEVE
Piove stasera
ed il vento arrabbiato
mi spazza la mente e i ricordi
dal cuore.
Lampi improvvisi….splendenti…
saettano nel cielo e nell’anima:
soltanto i miei occhi sono più grande
dell’immensità….
e
suona piano un disco chissà dove,
con la voce
di questo strano vento.
Saluto tutti gli amici di questo blog augurando loro la buonanotte.
Ecco fatto, è stato un bel lavoro ripercorrere gli archivi di questo blog, ma ne è valsa la pena, spero di non averne dimenticate. Adesso via via che le invierete le andrò a sistemare così si arricchirà questa piccola preziosa antologia.
Aggiungo un altro veliero, è un veliero fantasma.
“Ancora
riprendo antichi sentieri,
nuvole del cuore passeggere.
Velata d’incoscienza
conto le ore…
e rugge all’apparente sereno
una rapace morsa:
sono, io so..spire inestricabili..
Tutto cancella il tempo
col suo lume di pallido sonno”.
“Goccia dopo goccia
si spegne lasperanza,
scoloriscono i colori del sogno..
mentre lo sguardo assente
vaga sulla parete bianca.
Creatura del mondo,
forse ti giungono ancora
l’eco di risa,
frammenti di vita serena
come onde tumultuose…
Posso udire l’urlo tuo silenzioso
che oltrepassa i confini del tempo
per approdare ai lembi dell’infinito”.
Infiniti voli di pensieri
come passeri
nella rugiadosa mattina;
note leggere,
ali di farfalle…zagare..
dimmi….
da quale pregiata essenza,
da quali petali di tempo
è formata la nostra vita”.
RAGAZZA VENTENNE
Il mandorlo si riveste di trine
palpito di un’altra primavera
e la terra ride
complice di un’esistenza che rinnova.
E il tempo scorre
di anno, di giorno
di ora in ora divengo.
E il passero nudo
mette piume e vola
vola alto nell’immenso,
nel suo cielo d’illusione,
nella sua folle precaria giovinezza.
Finchè le ali lo sospingono vola
nel suo sogno d’amore
candida gemma di mandorlo
sbocciata all’alba.
Sole di primavera
travestito da novembre.
Ma le lacrime non piante
nel mio cuore di palude
come s’asciugheranno?
Forse è novembre
non è ancora primavera
ed io mi sono perduta nel tempo.
illusione realtà
stregoneria divinità
frottola fede.
Dio
oasi tranquilla
del reietto del miserabile
consolazione del morto di fame
giudice del reo
perdono del penitente.
Dio
noi due a tu per tu
ti cerco e non ti trovo.
Dove sei?
Nell’aria?
L’aria scivola tra le dita.
Nell’acqua del fiume?
Il fiume corre a cercare il mare
e in esso si perde.
Nel sole?
Gli occhi mi si abbagliano a guardarlo.
Dio
attimo di speranza del disperato.
Dio
conforto d’immortalità.
Dio
sconosciuto fantasma
ti prego e non ti sento.
Essere vago in me
forse presente
forse sogno
forse realtà.
Dio
mi hanno detto di amarti
ci provo, ma non ci riesco.
Dio
io so amare
chi posso guardare negli occhi
esseri mortali
martoriati dalle mie stesse pene.
Io so amare tutto ciò che vedo,
che vive una sola stagione
e svanisce.
Voglio portarti
un volo di colombo bianco
per liberarlo
nel buio pesto del tuo animo
e lasciarlo lì a cantare
musiche di vento…
Paesaggio
Vedo lepri spuntare
in distesa di neve.
Vedo una volpe bianca
spruzzo di rosso.
Vastità blu
Eterne onde
s’immergono i gabbiani
gocce d’acqua cadono
pesce afferrato
e portato in alto
verso il sole
nel volo mortale.
( da “Piccoli crimini quotidiani” p. 102)
Purificazione
Fuoco,
guizzi di luce
e calore.
Pulviscolo luminoso,
che vola
verso il cielo.
Urla della folla,
frastuono indistinto,
emerge a tratti
quella oscura parola,
come forma che affonda e
riappare dall’acqua.
“Strega !”
Carne che brucia,
purificata dal peccato
non commesso,
dalla trasgressione
non ancora consentita.
Eppure lei,
occhi così chiari,
così dolci,
mantiene nel disgregarsi
della materia,
dell’universo
in quel grido,
il piacere,
di quando aveva sostato
nella tenerezza
di quel corpo,
nell’eternità
di quel sorriso.
in Dino Borcas – Piccoli crimini quotidiani
http://sites.google.com/site/dinoborcas
Vicinanze
Ancora con me
eppur così lontana.
La tua assenza
ti ha resa immortale.
Amata nelle altre
nei silenzi urlati
nelle storie evitate
quanta
paura di perderti.
Incompiuta solitudine.
(nel libro)
Ti avevo cercata
Qualcosa di te era negli incontri
che ti avevano preceduta.
C’è una religiosità profonda
nella leggerezza
con cui passi rasente alle cose e
nella forza selvaggia
con cui vuoi assaporare i momenti
fino a trafiggerli
ed esserne trafitta.
Vedo nei tuoi occhi
altri mondi
così intimi, così puri.
Insieme,
nei sogni condivisi e
nelle carezze alle mie dita
quando sfiorano ciò che è
delicato e intenso.
(in Dino Borcas – Piccoli crimini quotidiani)
http://sites.google.com/site/dinoborcas
Orfeo e Euridice
Gli dei mentivano.
Non potevi tornare,
è certo.
Noi lo sapevamo.
Ma quante volte
tornai a quella carezza e
il tuo ultimo
sguardo.
Null’altro
potevo avere.
Volli assaporarlo
fino in fondo.
Non capirono.
Istante di eternità
che ancora una volta
ci rese complici,
oltre la morte.
(in Dino Borcas- Piccoli Crimini quotidiani)
http://sites.google.com/site/dinoborcas
Storie d’incontri mancati
Minimalismo di un sasso
in sentiero di montagna
bianco, liscio, tondeggiante.
Notte,
abbracciati sotto le stelle
eppur ignorava il suo nome.
Come dimenticare quegli occhi ?
Avrebbe vissuto una vita con lei
solo ce ne fosse stato il tempo o l’occasione.
La rivide,
cambiata dagli anni e nei modi,
appesantita dalle consuetudini inesplorate.
Un breve saluto dettato dalle circostanze, a protezione del mistero intravisto un istante e poi svanito.
Illusione d’incontro,
mai avvenuto
eppur così magico.
Utilizzato avevano quella mancanza
per assetarsi all’esistenza
per avvinghiarsi ad essa
nell’attesa di ulteriori opportunità.
Il caso volle,
o forse era giunto il tempo
dell’oblio.
Minimalismo di un ruscello
che scorre a valle
immerso nel suo suono.
(p. 137 “Piccoli crimini quotidiani”)
TOSCA PAGLIARI
C’è il libro
della preghiera
del canto
del destino
della magia
della meraviglia
del ricordo
della fantasia
del viaggio
del sapere
dell’arte
del canto
del riso
e del pianto.
C’è un libro per dire
e un cuore
e una mente
per ascoltare.
C’è una pagina aperta
una pagina chiusa
una pagina piegata
una pagina sottolineata
una pagina scarabocchiata
una pagina strappata.
Tra una pagina c’è un fiore appassito
una cartolina
un biglietto
una fotografia
un capello
un’impronta
un segnalibro speciale
messo per caso o per intenzione.
C’è una frase che ti segue
un’altra che ti consola
una che ti fa compagnia
un’altra ancora che pretende
di riassumere ogni verità,
ma infine rimane sospesa
a quel punto di domanda
che ti spinge verso un nuovo libro
e un libro ancora
e sai sempre che non basterà.
Piove
una pioggerella fangosa
piove
sabbia rossa di deserto
piove
essenza d’Africa
piove
una goccia sul vetro
vicino alla mia faccia
come un bacio
che arriva
da lontano.
Piove
dai cieli dell’Africa
fin qui
come un viaggio di ritorno.
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