Invidio i saccenti
i depositari convinti
delle assolute verità
col brevetto di benpensanti
col presupposto di sentirsi santi.
Invidio i prepotenti
sempre pronti
alla ragione certa
al posto di comando
sull’alto dello scranno
e l’indice puntato
contro l’altrui mediocrità.
Invidio gli ignoranti
che pascolano quieti
non conoscendo
dubbi e turbamenti
non immaginando
nuovi argomenti.
Invidio
i non invidiosi
sicuri d’essere il meglio
il capolavoro
la perfezione assoluta
dell’universo intero.
Invidio l’acqua cheta
che dorme sotto il ponte
e non conosce
spavento di cascata.
Tosca Pagliari (Luglio 2014)
L’albero dell’invidia produce frutti tossici.
“Invidio i saccenti
i depositari convinti
delle assolute verità
col brevetto di benpensanti”
Confermo le mie modeste e malpensanti vedute.
Una lettura utile per comprendere le dinamiche alla base dell’invidia:
http://www.albanesi.it/psicologia/invidia.htm
Inoltre un vero capolavoro:
http://www.albanesi.it/psicologia/invidia.htm
Ho sbagliato il copia-incolla. Il capolavoro è il seguente: https://www.youtube.com/watch?v=nmP5PXb7Q04
Allora, mi accorgo che devo aver sbagliato termine forse invece d'”invidio” avrei dovuto scrivere “ammiro” allora avrebbe avuto tutto un altro senso. Del resto non alludevo ad una invidia puramente intesa, ma era un modo di esprimemere la mancanza di una mia capacità nell’interpretare il mondo in un certo modo, mentre altri che ce l’hanno magari vivono una vita più tranquilla con saldi punti di riferimento, con convinzioni inattaccabili. La mia non voleva certo essere una lode all’invidia nè tanto meno la manifestazione di una mia tendenza di spirito invidiosa. Mi accorgo veramente che per rendere meglio quel che dovevo dire avrei dovuto scrivere ironicamente “Ammiro”
Ammiro i saccenti
i depositari convinti
delle assolute verità
col brevetto di benpensanti
col presupposto di sentirsi santi.
Ammiro i prepotenti
sempre pronti
alla ragione certa
al posto di comando
sull’alto dello scranno
e l’indice puntato
contro l’altrui mediocrità.
Invidio gli ignoranti
che pascolano quieti
non conoscendo
dubbi e turbamenti
non immaginando
nuovi argomenti.
Ammiro
i non invidiosi
sicuri d’essere il meglio
il capolavoro
la perfezione assoluta
dell’universo intero.
Ammiro l’acqua cheta
che dorme sotto il ponte
e non conosce
spavento di cascata.
Ecco forse così riesco ad esprimermi meglio, ma poi è anche vero che tra quel che si tenta di dire e quel che gli altri interpretano è sempre un enigma.
Ho comunque l’impressione – mi si consenta – che la sostituzione del termine non elimini in tutto il componimento una forte e amara vena critica che anzi così risulta ancora più sarcastica. Ovviamente a parer mio.
Purtroppo in questa isola deserta sono l’unico interlocutore, quindi, in attesa di “fantasmi” disposti ad esprimere democraticamente altre vedute, potrei concludere con il classico “…dire la vostra che ho detto la mia”.
Ma….non si potrebbe cambiare argomento? Ad esempio parlando di gratitudine che è un antidoto dell’invidia?
Non si potrebbe cominciare a riconoscerti, Tosca, che hai realizzato in tutti questi anni un blog ricco, creativo, denso di spunti per riflettere sulla nostra umanità?
E che questo lo si deve alle tue qualità, alla tua grinta, alla tua energia, alla tua creatività?
E concludere quindi, semplicemente, con un “grazie”? Grazie perché esiste questo “luogo” (isola,classe, caminetto, ecc.) che senza di te non ci sarebbe.
Grazie.