Voglia di stare ferma
ferma come l’aria
che ha perso il fiato
ogni respiro
ogni desiderio
e poi si e’ stesa
su un sedile d’altalena
in attesa
d’una spinta.
Tosca Pagliari ( agosto 2024)
Il primo giorno di scuola, una bambina di nome Marta e un bambino di nome Piero erano seduti al primo banco e chiacchieravano tra di loro. Intanto coloravano la targhetta col proprio nome affiancata dall’immagine del supereroe preferito. La maestra gironzolava per la classe sorridendo, incoraggiando, aiutando, invitando al silenzio. Ad un certo punto, la maestra non richiamò più Marta e Piero perché aveva preso piacere a starli a sentire. Anche gli altri bambini dovevano aver preso piacere alla loro conversazione perché si erano tutti zittiti. Nell’aula si udivano solo le voci di Marta e Piero.
Marta aveva chiesto a Piero: “Ma chi sono veramente i supereroi?”.
Piero aveva risposto: “ Sono esseri dotati di poteri eccezionali, possono volare, hanno una forza straordinaria, possono diventare invisibili, possono trasformarsi, possono diventare di fuoco, possono…”
E fu così che Marta lo interruppe dicendo: “Certo che sarebbe proprio bello poter diventare anche noi dei supereroi! Io volerei dalla finestra e tornerei al mare”.
Piero continuò: “Io solleverei tutta la scuola e la porterei sulla spiaggia”.
Poi con un lungo e triste sospiro aggiunse: “Che peccato non essere nati supereroi”.
A questo punto la maestra si avvicinò e, con una voce molto entusiasta, disse:
“Non è così, siamo proprio tutti nati supereroi, tutti abbiamo dei grandi poteri”
Sentendo queste parole gli altri bambini smisero di colorare e sulle loro facce apparve un’espressione di grande sorpresa.
Intanto la maestra continuò a dire: “ Tutte le volte che aiutiamo qualcuno siamo un supereroe di bontà, tutte le volte che superiamo le nostre paure siamo un supereroe di coraggio, tutte le volte che doniamo qualcosa siamo un supereroe di generosità”
Infine concluse: “ E il supereroe più forte di tutti sapete chi è? È colui che rispetta e ama tutte le altre persone e tutti gli esseri viventi perché il super eroe più valoroso è il supereroe dell’amore. Perciò ognuno di noi può sviluppare questo meraviglioso superpotere per diventare invincibile” .
Tutti quanti i bambini applaudirono felici.
Tosca Pagliari
I miei pensieri viaggiano liberi
sono figli del mio animo
e dei miei libri
della mia crescita
e delle mie genti
ma poi nella mia mente
si sono rigenerati
e solo dal mio credere
e sentire sono rinati.
Adesso volano
ma sempre con ali di dubbio
in alto si librano
sorretti d’incertezza
perché va leggero
chi non ha un’unica ragione
e chi d’altri rispetta il pensiero.
Tosca Pagliari ( 25 aprile 2023)
Vado per i sedici anni. La primavera fa il suo dovere. Sono vestita leggera: minigonna blu a pieghe, maglietta a righe bianche e blu, collant velati, scarpe bianche modello ballerina con cinghietta laterale e bottone. La civetteria è una lunga collana di perle di plastica, una coda di cavallo e un filo di lucidalabbra. La zia è sempre elegante e la sua valigetta sempre uguale. Si parte in auto. Si va in clinica. Il regalo di questo giorno di vacanza da scuola è poter assistere da spettatrice ad un parto. Da quanto tempo non faccio altro che chiederlo! Ora pare che sia il momento. Che emozione! La promessa è di stare calma e in disparte come se non ci fossi. Devo testare il mio sangue freddo che se voglio iscrivermi a medicina è bene che sappia presto a che vado incontro, altrimenti è meglio cambiare idea subito. Io ho curato cani e gatti messi malissimo dovrei aspirare a veterinaria invece che curare gli umani. Ma sono così giovane, ho tante idee, il mio domani è ancora un foglio bianco dove posso scrivere di tutto persino l’inimmaginabile.
Il parto è una lotta tra gioia e dolore, due corpi con un’unica missione: la vita. La natura è un congegno perfetto: carne che dà carne. Strilli, respiri ansimanti, vagito, concitazione di gioia. Il bambino esce come un fantoccio bianco e ciondolante poi col pianto si colora e si anima. Dalla fessura dilata e sanguinante del corpo di donna continua ad uscire la massa della placenta. Può una parte così intima spalancarsi a tal punto ed espellere un altro corpo? Mi sembra un prodigio. Resto tutto il tempo ferma e zitta come in posa nel mio abbigliamento tutto bianco e blu sovrastato da un camice troppo largo e lungo. La mascherina nasconde il mio sbalordimento e la mia gioia: sono una donna, sarò una madre.
Oggi festa della liberazione, libero la mia natura di sfida selvaggia e mascolina che reclama diritti paritari tra i sessi, che nutre la rabbia di non essere nata ragazzo per poter fare tutto quel che vorrebbe senza restrizioni di sorta, così festeggio. Oggi giornata della Liberazione della Patria è anche la liberazione del mio io femmineo. Festeggio la conquista d’accettarmi come sono. Mi amo femmina e donna e madre in divenire. Non è stata una punizione, ma un dono la mia femminilità. Tutto il resto verrà da sé. Un altro paio d’anni e cambierà il “Diritto di famiglia” (1975). Altri anni ancora, altre conquiste.
E si va avanti , avanti ancora verso la libertà di essere donna, verso la liberazione di stereotipi e pregiudizi. Donna libera in una patria libera.
Tosca Pagliari
Da tanto tempo che ti allevo
sei sempre come già ti vedevo.
T’immagino tra i miei alunni
come loro hai dieci anni.
T’immagino in buffe mosse
con gli occhi verdi e le trecce rosse
lentiggini spruzzate
su gote arrossate
il naso in aria e pensieri misteriosi,
silenziosa, amante dei riposi.
Ti vedo vestita con un grembiule
a fiori arancioni
rubato dal fondo del baule
dalle più folli delle mie immaginazioni.
Sei per sempre la mia piccina
con quei sospiri e quella vocina
così ammaliante che ottiene
tutto quel chiede da chi ti vuole bene.
Sei morbida e scontrosa
docile e furiosa
furba e diffidente
per niente ubbidiente.
Sei sostanza del tuo essere, ma io ti trasfiguro
ti dipingo come credo sul muro
del giardino della mia fantasia
ti liscio gattina
e ti coccolo bambina
poi non so più quel che tu sia.
M. M. M. ( Mamma, Maestra, Matta). Alias Tosca Pagliari ( febbraio 2023)
Ha le regole la poesia dei poeti
gioca invece
fuori dagli schemi
la poesia selvaggia
senza conta
di sillabe e strofe
È la poesia di chi poco conta
ma racconta
sul filo dell’emozione.
Sarà pure una canzone
anche se stonata
sempre di buona intenzione.
Ma è cantare che mi piace
come fa il vento
che passa tra le frasche
e non misura distanze
né altezza di suoni
eppure solletica dentro
qualche sensazione.
Sì, amo essere disubbidiente
e cucire senza metro
versi diversi
avversi ad ogni statuto
dove riversare il mio contenuto.
Giocatrice di parole
sono io
lo dissi e lo confermo
è questo il mio punto fermo
Tosca Pagliari (gennaio 2023)
Vogliamo chiamarla poesia?
E se fosse invece pazzia?
Una mente dissociata
che scrive in rima baciata.
Un essere banale
definito normale
che vive e lavora dignitosamente
ma si diletta tra il suo io raziocinante
e quello che vive in un universo alternativo.
Un tipo strano che ha l’unico motivo
di rovesciare un’incredibile mole
d’astratte e colorate parole
trasformandole in piacevoli immagini
specchio di sentimenti fragili.
Un tipo matto da legare
che per non annegare
negli incubi della propria vita
alla poesia ha deciso d’esser dedito
così si mette a fare il saltimbanco
su fili di versi stesi su uno schermo bianco.
E ditemi la chiamate ancora poesia
oppure si è compreso che è pazzia?
Ma qui faccio un capitombolo da rompermi il collo:
“Cos’è la pazzia se non la rottura di un protocollo?”
Tosca Pagliari (ottobre 2022)
Torna da me
varca gli spazi siderali
inganna
le coordinate spazio temporali.
Torna da me
avevi sempre una soluzione
trovala
adesso un’invenzione.
Torna da me
è già passato tanto
troppo
tutto quanto.
Torna da me
e restaci e fai promessa
squarcia i veli
degli abissi
scavalca universi paralleli.
Torna da me
inventati una forma
la riconoscerò
ma torna
tutto è pronto.
Torna da me
ho messo in conto
la malinconia, l’attesa
gli affanni quotidiani
il gioco dell’assurda speranza
ho tirato le somme
ce n’è abbastanza
perché tu torni da me.
Torna da me
posso pagare il passaggio
con lune e soli
che ho messo sottovuoto
e il coraggio
di barattare una maschera consumata.
Torna da me
confonditi tra miliardi
di esseri viventi
ti ravviserò
dal modo che mi guardi.
Torna da me
se torni di notte
nutriti dei miei sogni
se torni di giorno
travestiti dei miei impegni.
Ma torna
torna da me
allunga il passo
sull’orlo dell’impossibile
che già tanto si è scalfito
e anche un sasso
ha preso forma di cuore.
Tosca Pagliari ( agosto 2022)
Come s’impara crescendo!
La prova costume
è passata di moda.
Faccio la prova a svegliarmi viva
ogni mattina
ad addormentarmi
per lo più in buona salute
tutte le notti.
La pelle cambia velocemente
si va in discesa
eppure s’impara
a guardare dall’alto
là dove
il panorama s’allarga.
È da vicino che si vede male
ma da lontano è un meravigliarsi
di quanto si è avuto,
magari anche
un recriminare
di quel che ci è stato tolto
e notare come
la bilancia
basculi incerta
tra il dato e il ricevuto.
Tutti vorremmo un elisir,
meglio ancora
un miracolo.
Tutti vorremmo
ancora riscuotere
premi di gioventù.
Ma ogni miracolo
ci è già concesso
nell’attimo di ogni respiro
e il premio
è un altro granello di giorno
nel salvadanaio dell’esistere.
La prova costume
la faccio pensando
che se son macerie
ebbero il dono
d’essere state
trascorse vestigia.
E poi al mare
che vuoi che importi?
Il mare è grande e tutto accoglie .
Quest’anno voglio provare
un nuovo costume
più elastico all’adattamento
e più contenitivo
per reggere forte
ad ogni evenienza.
Tosca Pagliari ( giugno 2022)