Brano tratto da “Le foto salvate” di Tosca Pagliari, casa editrice A&B
Il garibaldino.
“Alessio Piccolomini si lisciava pensoso la lunga barba bionda mentre l’imbarcazione scivolava sulle calme acque del Tirreno diretta verso la Sicilia.
Quando le sponde dell’isola sarebbero apparse, tutto avrebbe avuto inizio o fine? Questo si chiedeva, ma non era pentito d’esser lì con la sua giubba rossa animato da un fervente spirito patriottico o dal desiderio di gloria e d’avventura? Anche questo si chiedeva e non aveva voglia di rispondersi. Sentiva sempre più qualcosa dentro che lo molestava, anzi lo torturava: era la nostalgia di casa. Era il richiamo della sua ridente terra di Toscana, i suoi poderi da coltivare…e ancora…il bacio d’addio di sua madre sconsolata, lo sguardo color miele della giovanissima Ersilia, il profumo del castagnaccio, il colore del grano tenero di fine aprile che ondeggia al vento…
– O Piccolomini, o che tu pensi? Via! Vedrai che s’arriva, si finisce alla svelta e si torna su con l’Italia bell’e fatta!-
– Mi garba assai quando tu parli ‘osì convinto Gigi, ma saran pronti? Un si starà mi’a a mangiare l’ovo in culo alla gallina?
Dico io: saran ben organizzati quei ragazzi lì che chiamano picciotti? Tu non te le chiedi mai tutte codeste ‘ose?-
– O che voi che ti dica, io ci credo e basta in quel che fo’-
– Ci credo anch’io! Che voi che non ci creda? Ci credo sì, se no che partivo a fare? Quando si torna, prendo in moglie Ersilia e si banchetta vedrai Gigi, il primo ballo con la sposina sarà il tuo, dopo di me s’intende.-
Gigi sorrise e Alessio continuò:
– E’ di molto bellina Ersilia, non me la voglio mi’a far scappare!-
– O che voi che scappi, l’è bella che cotta a puntino-
A queste parole gli occhi turchesi d’Alessio scintillarono tra le ciglia dorate, ma una ruga d’inquietudine continuò a segnare la fronte ampia dalla cui attaccatura partivano i capelli biondi e ondulati che arrivavano fino alle spalle. Si alzò e tutta la sua figura imponente si stagliò tra l’azzurro del cielo e del mare, così solenne nell’uniforme e al tempo stesso così fragile nella sua gioventù.
Intanto l’imbarcazione andava verso la costa predestinata.
E la sorte li attendeva per farne degli eroi, per passare alla storia anonimi, ma sotto un’unica esaltante denominazione: “I garibaldini.” Così ben descritti sui libri di storia che le generazioni a venire potessero ben imprimerseli nella mente.
Si mescolarono ad altri ragazzi dal colorito prevalentemente moro e lo stesso cuore infervorato. Ci fu gloria e sangue e tanta gioventù immolata alla storia d’Italia.
Gigi non ce la fece e se ne andò senza un gemito tra le braccia di Alessio. Riuscì soltanto a dirgli:
– Meglio a me che a te. Io non ce l’avevo mi’a un’ Ersilia ad attendermi.-
Alessio sarebbe rimasto lì a sorreggere l’amico esanime chissà per quanto se qualcuno non l’avesse scosso.
– Camina, camina ti dissi, moviti! E chi è, non senti? –
La voce del ragazzo siciliano finalmente lo distolse, capì che doveva andare, doveva continuare anche in onore di Gigi.
Maggio era alla fine, la precoce estate siciliana aveva lasciato un colore ambrato sul volto dei garibaldini superstiti, che vittoriosi si apprestavano a lasciare l’isola.
Alessio si portava a casa il dolore della morte, un eco di voci nuove dal dialetto sconosciuto. Miscugli d’insolite fragranze, vedute di paesaggi assolati, sapori di cibi speziati, velarono negli anni a venire il ricordo del sangue, della ferocia, di quel sentirsi disfatti pur nella vittoria…”
SE AVETE ALTRE STORIE DA RACCONTARE, STORIE CHE HANNO CONTRIBUITO ALL’UNITA’ D’ITALIA E QUANT’ALTRO VI STIA A CUORE PER PARLARE DELL’ITALIA, ECCO QUA UNO SPAZIO DA RIEMPIRE CHIACCHIERANDO, CONFRONTANDOCI E TENENDOCI COMPAGNIA COME SEMPRE.