Ho perso le parole

Ho perso le parole,
quelle parole magiche
capaci di trasformarsi
in pensieri
e tradurre emozioni,
quelle parole che erano me
sotto forma di simboli e suoni,
quelle parole
che mi concedevano
un’altra dimensione
dove rifugiarmi
a leccare le ferite
a guardare il film
della mia vita
da estranea spettatrice.
Ho perso le parole
vago muta
e dolente,
dormirei

dormirei a lungo. ( 28/12/11)

La luce dà corpo alla mia ombra

La luce dà corpo alla mia ombra.
La mia ombra si trasforma
all’inclinazione della luce.
Se non conoscessi il buio
non capirei la luce.
Solo l’adattamento
delle mie pupille
evita l’abbaglio
e l’oscuramento .
E se non c’è nessun buio
dove non si possa vedere
non c’è nessuna luce
che possa accecare
basta trovare la giusta modulazione
basta interpretare i giochi
dei chiaroscuri
quelli delle alternanze
e dei contrapposti
e … attendere
la luce del giorno nuovo
nelle nottate senza fine.

Tosca Pagliari (14/12/11)

LA GILERA ROSSA ( Dedicata a mio padre)

LA GILERA ROSSA

( Dedicata a mio padre)


Quando si volava sulla Gilera rossa
il fiato era giovane
il rombo era gioco
la strada incoscienza
l’avvenire una scrollata di spalle.
Solo la corsa aveva senso
tra i filari di pioppi
le braccia intorno alla vita
il capo sulla schiena scarna
la risata in gola
con i capelli
che s’appiccicavano
in bocca.
Ieri ho rifatto questo viaggio
mentre il pilota ne faceva un altro.

Tosca Pagliari ( 29/11/2011)

DORME LA NOTTE

Stanotte dormono le foglie,
le strade, l’aria.
Dorme la notte
dorme il mio nome.
Dormono le case
con le luci spente,
dormono i lampioni
con le luci accese.
Dorme la notte
dorme il mio nome.
Stanotte dormono le stelle,
la cima del monte
la faccia della luna.
Dorme la notte
dorme il mio nome.
Dorme il grido
dorme la lacrima
dorme il respiro.
Dorme la notte
dorme il mio nome.
Tutto dorme
ed io mi sto sognando
sveglia
senza anni nè tempo
pulsione di vita
in divenire.
Dorme la notte
dorme il mio nome.
Stanotte si veglia la notte
che dorme.
TOSCA PAGLIARI ( 25/11/11 )

QUANTO PIOVE

Quanto piove
quando piove!
Manca quel ticchettio garbato
quel gocciolio di gronda
di rimabalzo cadenzato.
… Quanto piove
quando piove!
Scrosci improvvisi
tra lunghi silenzi
torrenti tra cielo e terra
gorghi di flutti
impazziti.
Quanto piove
quando piove!
Anche la natura
ha imparato l’arte
della spettacolarità.

Tosca Pagliari ( ottobre 2011)

SE DOMANI

Se domani ci fosse un miracolo
se domani fosse migliore
se domani si potesse sorridere
se domani si potesse dirigere ogni cosa
nel verso giusto,
ecco sarebbe già sprecato
dover attendere tutta la notte,
ma il domani è incerto
e tutta la notte serve
per immaginare e sperare
forse anche pregare.

Tosca Pagliari (ottobre 2011)

FOGLIE D’AUTUNNO

Dalla voce di Carlotta Ciulli ( ottobre 2020)

Che si diranno mai
le foglie moribonde
che frullano nell’aria?
Che si diranno nel brusio
… dell’ultimo grido?
Lo sanno che vanno via
nel vento
per tornare alla terra
e dalla terra
trasformarsi in
alimento del domani?
O soltanto
si lasciano andare
quiete
senza l’inutili domande
senza dubbie risposte?

Tosca Pagliari.

(ottobre 2011)

L’OMBRELLO ARCOBALENO

Il cielo piange
cantilene di pioggia,
gocce infinite
rimbalzano a terra
formano rivoli tristi
accanto ai marciapiedi,
ma un ombrello arcobaleno
piroetta tra le mani
di un fanciullo allegro
che si para gli schizzi
tra schiamazzi e risa;
confonde la circostanza,
l’animo padrone di vita
e se la gioca a sua letizia.

Tosca Pagliari (ottobre 2011).

SUL PONTE

Imparare a camminare sul ponte
sospeso
tra il pilone del passato
e il pilone del futuro.
Camminare serena
senza vertigini
nell’ampio spazio del presente
senza saltare da cima a fondo
tra nostalgie e desideri
tra ricordi e preghiere
tra rammarichi e proponimenti.
E vivere, finalmente vivere
di vita immediata
come una creatura appena nata.

Tosca Pagliari. (ottobre 2011)